Tra le note

Contesto, persone e...

Scopo. Con l’accento giusto s’intende, cosa ci motiva a fare quello che facciamo?
Siamo con le persone giuste e nel contesto giusto, ma abbiamo chiaro il perché di tutto questo?

Bentornati Tra le Note! Un percorso privato e pubblico insieme, per condividere che cosa significa a livello personale, creare un’azienda a 30 anni, nel mio caso Aperto.

Oggi qui si va nel profondo, ogni tanto succede, cercando di scavare internamente fino a trovare una frase che ci aiuti ad autodefinirsi.

Prometto, e non è un typo, che non ho riletto volontariamente “Start with Why” di Sinek prima della stesura di questa newsletter 🙂

Ho sempre guardato con sospetto, interviste di persone che magari lavorano per grandi corporazioni, che recitano copioni già sentiti quando si parla di perché fanno quel che fanno ogni giorno di lavoro.

Saranno ancora gli echi del Patagonia Purpose che ha generato 2-3 anni di scopiazzamenti, facendo a gara su chi riusciva ad uscirne più “buono” con la loro frasetta perfetta, sarà che io credo fortemente che il purpose di un’azienda, sia molto difficile che corrisponda con il tuo che ci lavori.

Le aziende possono darti un contesto fertile, possono metterti accanto le giuste persone, ma la scintilla, la scintilla deve essere la tua.

Parliamone.

1. Della tua azienda

Torno dal lato di chi sta costruendo un’azienda:trovare lo scopo aziendale, pur essendo una bella sfida, lo reputo meno impegnativo di ricercare il proprio. Almeno per un paio di motivi:

  • Se è nata, e sopravvive, un motivo c’è.
  • Essendo un’azienda, governata da persone, lo si può cambiare, mica ogni giorno, ma il nostro lavoro da founder è tenere il timone, quando c’è da girare lo si può fare.
  • Bonus: puoi pagare qualcuno per sintetizzarlo.

In Aperto, ci guida la volontà di rendere il buon design accessibile a tutti.

E voi direte, embè? che te ne fai di questa frase?

Ti aiuta a scegliere come giudicare tatticamente, a breve termine, le cose da fare tutti i giorni, per esempio:

2. Il tuo

Autodefinirsi non è semplice come immaginare il perché della tua azienda.

Questo sta alla base del capire perché ognuno di noi fa quello che fa. Non il contrario.

Quando ci raccontiamo, soprattutto chi come me è nel pieno della propria crescita e trasformazione, troviamo scorciatoie:

“Sono un bravo compagno”

“Sono un pessimo amico”

“Sono un buon imprenditore o dipendente”.

Compagno lo sei per il tuo partner,

amico lo sei per i tuoi amici,

imprenditore o dipendente per i tuoi colleghi,

ma chi sei tu per te stesso?

Dura eh? lo so, anche qui per fortuna possiamo pagare qualcuno per ragionarci (viva la terapia), ma tocca impegnarsi e toccare tasti dolenti per capirlo. Solo dopo possiamo pensare al nostro scopo per trovarne uno davvero sincero.

Nel mio caso, oggi, quello che mi motiva di più è unire gli altri e farli stare bene.

E so che è un lavoro lungo, devi creare l’habitat, per far creare relazioni vere e sane intorno a te.

“If you spend your time chasing butterflies, they fly away. But if you spend your time creating a beautiful garden. The butterflies will come to you, and if they don’t you still have a beautiful garden.”

Bonus - Degli altri

Non è uno sport semplice dare consigli agli altri.

Bisogna stare anche attenti, perché se poi li seguono, ci sentiamo responsabili.

Ma è anche tanto bello quando una persona si apre, e si può scavare insieme sul suo perché, lo trovo affascinante. Sì, sedersi davanti ad un bel panorama, e lasciarsi andare, raccontarsi forse prima per capirsi che per il gusto di farsi leggere.

Però bisogna sapere come fare, e se non lo si fa su se stessi, è difficile intraprendere l’arduo ruolo di stare dall’altra parte. Riuscire a formare il proprio pensiero è stupendo, poter contribuire allo sviluppo di quello degli altri è meraviglioso.

Arrivare a poter essere definiti “mentori” da altre persone, forse, uno scopo per il me del futuro. Di mentori, se vi va, ne ho già parlato qui.

Ci vediamo nella prossima nota,

Marco.